venerdì 13 Dicembre 2024

La pillola del giorno dopo Potenza-Avellino di Alfonso Pecoraro
L

Il pareggio con l’Avellino va oltre il punto in classifica. Perché è una questione di mentalità, di concentrazione, di banco di prova superato senza grossissimi affanni, come le 22 reti in sei partite degli irpini, potevano far credere. Dopo Benevento, Trapani, Cerignola, quanto visto contro Patierno e compagni può essere inserito tranquillamente nelle voci positive del percorso stagionale del Potenza. Un percorso che, inevitabilmente, è passato anche attraverso un paio di prove opache (due su 16, Coppa compresa, possiamo ritenerci soddisfatti), ma che, in modo assolutamente costante, ha denotato i passi avanti fatti da questo gruppo, al quale davvero manca solo qualcosina per poter addirittura essere ancora più ambiziosi.

Oggettivamente, però, si può essere molto contenti di quanto visto e fatto fino a oggi da una squadra ricostruita per larga parte, ringiovanita e che avrebbe dovuto solo evitare i pericoli della classifica. Restare costantemente nella parte sinistra della graduatoria, allora, è un dato di fatto inequivocabile che va ascritto al merito di chi sta lavorando in questo ambiente. In primis mister De Giorgio che sta lasciando la sua impronta sulla squadra e soprattutto la sa gestire con sapienza e quell’esperienza che la lunga e prestigiosa carriera da calciatore gli ha cucito addosso. Anche lui è cresciuto molto e potrà fare ancora di più.

Mentalità, si diceva, e soprattutto la consapevolezza di potersela giocare alla pari con una big, dopo aver preso le misure con le altre già citate prima. Poi, ma lo diciamo sempre, è la continuità dei risultati che deve far stare sereni, ancora di più delle prestazioni che, comunque, stanno arrivando. E’, in definitiva, un Potenza che piace e che ha ancora ulteriori margini di crescita. Il fieno in cascina, anche quello di un solo punto, sarà utile quando i tempi saranno un po’ più magri. Ma la speranza, ovviamente, è che non ce ne siano o che, quantomeno, il modo di entrare in campo e di giocarsela sempre a viso aperto contro tutti resti sempre lo stesso, ed i risultati arriveranno. E’ questo che, nel lungo periodo, farà la differenza.

PS. Ne ho girati di campi, anche molto più tranquilli di quello di Potenza. Non ho mai visto tifosi dei gruppi organizzati, prendere posto tra quelli locali, prendendosi anche posti a sedere assegnati da abbonamenti. Per quanto si asserisca che l’Osservatorio per le manifestazioni sportive non abbia messo vincoli, c’è una questione di opportunità (e sicurezza) che va oltre le norme e deve fare i conti con la realtà dei fatti. E quello che è successo ieri al Viviani, francamente, poteva essere evitato, anche se dalla Questura potrebbero dire che la situazione fosse sotto controllo. Se ti riservo 500 posti, in uno spazio definito (e che mi obbligano a riservarti), in 500 puoi venire. Chi riesce ad aggirare questo limite, ben faccia per se stesso, ma si segga tranquillamente a vedere la partita e poi vada via come uno spettatore “normale”, non come uno che sarebbe dovuto stare altrove, ben lontano da pericoli, per sé e per gli altri.

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Il pareggio con l’Avellino va oltre il punto in classifica. Perché è una questione di mentalità, di concentrazione, di banco di prova superato senza grossissimi affanni, come le 22 reti in sei partite degli irpini, potevano far credere. Dopo Benevento, Trapani, Cerignola, quanto visto contro Patierno e compagni può essere inserito tranquillamente nelle voci positive del percorso stagionale del Potenza. Un percorso che, inevitabilmente, è passato anche attraverso un paio di prove opache (due su 16, Coppa compresa, possiamo ritenerci soddisfatti), ma che, in modo assolutamente costante, ha denotato i passi avanti fatti da questo gruppo, al quale davvero manca solo qualcosina per poter addirittura essere ancora più ambiziosi.

Oggettivamente, però, si può essere molto contenti di quanto visto e fatto fino a oggi da una squadra ricostruita per larga parte, ringiovanita e che avrebbe dovuto solo evitare i pericoli della classifica. Restare costantemente nella parte sinistra della graduatoria, allora, è un dato di fatto inequivocabile che va ascritto al merito di chi sta lavorando in questo ambiente. In primis mister De Giorgio che sta lasciando la sua impronta sulla squadra e soprattutto la sa gestire con sapienza e quell’esperienza che la lunga e prestigiosa carriera da calciatore gli ha cucito addosso. Anche lui è cresciuto molto e potrà fare ancora di più.

Mentalità, si diceva, e soprattutto la consapevolezza di potersela giocare alla pari con una big, dopo aver preso le misure con le altre già citate prima. Poi, ma lo diciamo sempre, è la continuità dei risultati che deve far stare sereni, ancora di più delle prestazioni che, comunque, stanno arrivando. E’, in definitiva, un Potenza che piace e che ha ancora ulteriori margini di crescita. Il fieno in cascina, anche quello di un solo punto, sarà utile quando i tempi saranno un po’ più magri. Ma la speranza, ovviamente, è che non ce ne siano o che, quantomeno, il modo di entrare in campo e di giocarsela sempre a viso aperto contro tutti resti sempre lo stesso, ed i risultati arriveranno. E’ questo che, nel lungo periodo, farà la differenza.

PS. Ne ho girati di campi, anche molto più tranquilli di quello di Potenza. Non ho mai visto tifosi dei gruppi organizzati, prendere posto tra quelli locali, prendendosi anche posti a sedere assegnati da abbonamenti. Per quanto si asserisca che l’Osservatorio per le manifestazioni sportive non abbia messo vincoli, c’è una questione di opportunità (e sicurezza) che va oltre le norme e deve fare i conti con la realtà dei fatti. E quello che è successo ieri al Viviani, francamente, poteva essere evitato, anche se dalla Questura potrebbero dire che la situazione fosse sotto controllo. Se ti riservo 500 posti, in uno spazio definito (e che mi obbligano a riservarti), in 500 puoi venire. Chi riesce ad aggirare questo limite, ben faccia per se stesso, ma si segga tranquillamente a vedere la partita e poi vada via come uno spettatore “normale”, non come uno che sarebbe dovuto stare altrove, ben lontano da pericoli, per sé e per gli altri.

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Il pareggio con l’Avellino va oltre il punto in classifica. Perché è una questione di mentalità, di concentrazione, di banco di prova superato senza grossissimi affanni, come le 22 reti in sei partite degli irpini, potevano far credere. Dopo Benevento, Trapani, Cerignola, quanto visto contro Patierno e compagni può essere inserito tranquillamente nelle voci positive del percorso stagionale del Potenza. Un percorso che, inevitabilmente, è passato anche attraverso un paio di prove opache (due su 16, Coppa compresa, possiamo ritenerci soddisfatti), ma che, in modo assolutamente costante, ha denotato i passi avanti fatti da questo gruppo, al quale davvero manca solo qualcosina per poter addirittura essere ancora più ambiziosi.

Oggettivamente, però, si può essere molto contenti di quanto visto e fatto fino a oggi da una squadra ricostruita per larga parte, ringiovanita e che avrebbe dovuto solo evitare i pericoli della classifica. Restare costantemente nella parte sinistra della graduatoria, allora, è un dato di fatto inequivocabile che va ascritto al merito di chi sta lavorando in questo ambiente. In primis mister De Giorgio che sta lasciando la sua impronta sulla squadra e soprattutto la sa gestire con sapienza e quell’esperienza che la lunga e prestigiosa carriera da calciatore gli ha cucito addosso. Anche lui è cresciuto molto e potrà fare ancora di più.

Mentalità, si diceva, e soprattutto la consapevolezza di potersela giocare alla pari con una big, dopo aver preso le misure con le altre già citate prima. Poi, ma lo diciamo sempre, è la continuità dei risultati che deve far stare sereni, ancora di più delle prestazioni che, comunque, stanno arrivando. E’, in definitiva, un Potenza che piace e che ha ancora ulteriori margini di crescita. Il fieno in cascina, anche quello di un solo punto, sarà utile quando i tempi saranno un po’ più magri. Ma la speranza, ovviamente, è che non ce ne siano o che, quantomeno, il modo di entrare in campo e di giocarsela sempre a viso aperto contro tutti resti sempre lo stesso, ed i risultati arriveranno. E’ questo che, nel lungo periodo, farà la differenza.

PS. Ne ho girati di campi, anche molto più tranquilli di quello di Potenza. Non ho mai visto tifosi dei gruppi organizzati, prendere posto tra quelli locali, prendendosi anche posti a sedere assegnati da abbonamenti. Per quanto si asserisca che l’Osservatorio per le manifestazioni sportive non abbia messo vincoli, c’è una questione di opportunità (e sicurezza) che va oltre le norme e deve fare i conti con la realtà dei fatti. E quello che è successo ieri al Viviani, francamente, poteva essere evitato, anche se dalla Questura potrebbero dire che la situazione fosse sotto controllo. Se ti riservo 500 posti, in uno spazio definito (e che mi obbligano a riservarti), in 500 puoi venire. Chi riesce ad aggirare questo limite, ben faccia per se stesso, ma si segga tranquillamente a vedere la partita e poi vada via come uno spettatore “normale”, non come uno che sarebbe dovuto stare altrove, ben lontano da pericoli, per sé e per gli altri.

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