venerdì 13 Dicembre 2024

La pillola del giorno dopo di Alfonso Pecoraro
L

Tre riflessioni per una pillola che, lo voglio precisare chiaramente, non è amara. Anzi, resto dell’avviso, e nessuno mi farà cambiare idea, che il percorso è tracciato e che il bilancio alla sedicesima giornata è più che buono.

Il risultato: è stata davvero una bella partita, in cui per lunghi tratti le due squadre hanno dimostrato di valere la loro classifica. Era la sfida – difficilissima – a un Monopoli che aveva fatto già 5 vittorie esterne, subito appena 8 gol e costruito un bel progetto. La classica partita che, molto equilibrata (primo tempo equamente diviso, anche se il Potenza è stato più pericoloso, ma il Monopoli dentro l’aveva messa due volte – due fuorigioco, uno da verificare), poteva essere decisa solo da un episodio. D’Auria ha preso il palo, Milesi ha commesso un errore.

Le prospettive: non sono preoccupato, perché il Potenza c’è e gioca. Lo sarei stato se il Monopoli ci avesse messo sotto. Non è stato così.

Ho percepito però altro: è giusto che presidente e ds tengano il filo della tensione sempre teso. Nel loro ragionamento, che condivido fino a un certo punto, bisognava essere più attenti e dimostrare – in una partita che contava – più concretezza, senza specchiarsi troppo. Bisognava evitare i trionfalismi ed essere soprattutto più concentrati. Questione di testa. Ed è giusto che se si vuole fare il salto di qualità, gli scontri diretti non li devi perdere. Da un lato, mi sono reso conto che, quindi, in società qualche ambizione alta esiste (guai se non lo fosse); ma dall’altro non posso non sottolineare che a nessuno (me compreso) sfugge che questo Potenza non è ancora una squadra costruita per stare lì su. Magari lo diventerà, ma è sempre stato questo il concetto: bisogna solo evitare i guai e lo si sta facendo molto bene, anche e proprio per il lavoro fatto dalla società. Quindi è onesto e sacrosanto dire che oggi non si può chiedere molto di più. Tutti i commenti – anche dopo lo 0-1 – sono stati positivi. In una piazza fin troppo abituata a raccogliere cacca nella sua storia calcistica, quello che si sta facendo è oro colato rispetto, e lo ripeto, al dato incontrovertibile che questa (a detta di ds e presidente) è una squadra costruita solo per stare tranquilli. E i tifosi sono tranquilli. Poi le prospettive si vedranno al mercato di gennaio.

Il pubblico: questo è ormai un dato di fatto. Bisognerebbe seriamente interrogarsi sul perché una squadra che gioca bene e diverte, ha una sfida di cartello al terzo posto in classifica, continua a non attrarre persone allo stadio. Ieri 2.400 presenti, compresi gli abbonati (1.200) che forse non erano proprio tutti presenti, per cui siamo nell’ordine dei 1.500-1.700 paganti. Non ci sono scuse che tengono al momento (il tempo, che è sempre questo a Potenza, i prezzi che sono assolutamente in linea con la Serie C) se non che evidentemente qualcosa non piace e non si è creata quell’alchimia – tra società e città – tipica di Potenza quando le cose vanno bene. E’ un peccato, perché la proprietà sta dimostrando che può dare continuità a un progetto. Mancano evidentemente quelle iniziative utili a creare attaccamento e senso di comunità (penso per esempio alle scuole, ai più giovani), o fiducia nei confronti di chi, inizialmente, è entrato da “straniero” in città e ha creato immediatamente un distacco da tutto quello che – dritto o storto – era stato un periodo di rinascita importante per il calcio in città. Per fortuna ci sono sempre i soliti, il nucleo duro, quello che sostiene e spinge e che non mollerà mai, nemmeno dopo aver perso in casa uno scontro diretto per 1-0.

PS- Lo lascio per ultimo questo concetto, per onestà intellettuale nei confronti di un allenatore che stimo e a cui mi sto anche affezionando emotivamente: la formazione era sbagliata.

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Il risultato: è stata davvero una bella partita, in cui per lunghi tratti le due squadre hanno dimostrato di valere la loro classifica. Era la sfida – difficilissima – a un Monopoli che aveva fatto già 5 vittorie esterne, subito appena 8 gol e costruito un bel progetto. La classica partita che, molto equilibrata (primo tempo equamente diviso, anche se il Potenza è stato più pericoloso, ma il Monopoli dentro l’aveva messa due volte – due fuorigioco, uno da verificare), poteva essere decisa solo da un episodio. D’Auria ha preso il palo, Milesi ha commesso un errore.

Le prospettive: non sono preoccupato, perché il Potenza c’è e gioca. Lo sarei stato se il Monopoli ci avesse messo sotto. Non è stato così.

Ho percepito però altro: è giusto che presidente e ds tengano il filo della tensione sempre teso. Nel loro ragionamento, che condivido fino a un certo punto, bisognava essere più attenti e dimostrare – in una partita che contava – più concretezza, senza specchiarsi troppo. Bisognava evitare i trionfalismi ed essere soprattutto più concentrati. Questione di testa. Ed è giusto che se si vuole fare il salto di qualità, gli scontri diretti non li devi perdere. Da un lato, mi sono reso conto che, quindi, in società qualche ambizione alta esiste (guai se non lo fosse); ma dall’altro non posso non sottolineare che a nessuno (me compreso) sfugge che questo Potenza non è ancora una squadra costruita per stare lì su. Magari lo diventerà, ma è sempre stato questo il concetto: bisogna solo evitare i guai e lo si sta facendo molto bene, anche e proprio per il lavoro fatto dalla società. Quindi è onesto e sacrosanto dire che oggi non si può chiedere molto di più. Tutti i commenti – anche dopo lo 0-1 – sono stati positivi. In una piazza fin troppo abituata a raccogliere cacca nella sua storia calcistica, quello che si sta facendo è oro colato rispetto, e lo ripeto, al dato incontrovertibile che questa (a detta di ds e presidente) è una squadra costruita solo per stare tranquilli. E i tifosi sono tranquilli. Poi le prospettive si vedranno al mercato di gennaio.

Il pubblico: questo è ormai un dato di fatto. Bisognerebbe seriamente interrogarsi sul perché una squadra che gioca bene e diverte, ha una sfida di cartello al terzo posto in classifica, continua a non attrarre persone allo stadio. Ieri 2.400 presenti, compresi gli abbonati (1.200) che forse non erano proprio tutti presenti, per cui siamo nell’ordine dei 1.500-1.700 paganti. Non ci sono scuse che tengono al momento (il tempo, che è sempre questo a Potenza, i prezzi che sono assolutamente in linea con la Serie C) se non che evidentemente qualcosa non piace e non si è creata quell’alchimia – tra società e città – tipica di Potenza quando le cose vanno bene. E’ un peccato, perché la proprietà sta dimostrando che può dare continuità a un progetto. Mancano evidentemente quelle iniziative utili a creare attaccamento e senso di comunità (penso per esempio alle scuole, ai più giovani), o fiducia nei confronti di chi, inizialmente, è entrato da “straniero” in città e ha creato immediatamente un distacco da tutto quello che – dritto o storto – era stato un periodo di rinascita importante per il calcio in città. Per fortuna ci sono sempre i soliti, il nucleo duro, quello che sostiene e spinge e che non mollerà mai, nemmeno dopo aver perso in casa uno scontro diretto per 1-0.

PS- Lo lascio per ultimo questo concetto, per onestà intellettuale nei confronti di un allenatore che stimo e a cui mi sto anche affezionando emotivamente: la formazione era sbagliata.

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Il risultato: è stata davvero una bella partita, in cui per lunghi tratti le due squadre hanno dimostrato di valere la loro classifica. Era la sfida – difficilissima – a un Monopoli che aveva fatto già 5 vittorie esterne, subito appena 8 gol e costruito un bel progetto. La classica partita che, molto equilibrata (primo tempo equamente diviso, anche se il Potenza è stato più pericoloso, ma il Monopoli dentro l’aveva messa due volte – due fuorigioco, uno da verificare), poteva essere decisa solo da un episodio. D’Auria ha preso il palo, Milesi ha commesso un errore.

Le prospettive: non sono preoccupato, perché il Potenza c’è e gioca. Lo sarei stato se il Monopoli ci avesse messo sotto. Non è stato così.

Ho percepito però altro: è giusto che presidente e ds tengano il filo della tensione sempre teso. Nel loro ragionamento, che condivido fino a un certo punto, bisognava essere più attenti e dimostrare – in una partita che contava – più concretezza, senza specchiarsi troppo. Bisognava evitare i trionfalismi ed essere soprattutto più concentrati. Questione di testa. Ed è giusto che se si vuole fare il salto di qualità, gli scontri diretti non li devi perdere. Da un lato, mi sono reso conto che, quindi, in società qualche ambizione alta esiste (guai se non lo fosse); ma dall’altro non posso non sottolineare che a nessuno (me compreso) sfugge che questo Potenza non è ancora una squadra costruita per stare lì su. Magari lo diventerà, ma è sempre stato questo il concetto: bisogna solo evitare i guai e lo si sta facendo molto bene, anche e proprio per il lavoro fatto dalla società. Quindi è onesto e sacrosanto dire che oggi non si può chiedere molto di più. Tutti i commenti – anche dopo lo 0-1 – sono stati positivi. In una piazza fin troppo abituata a raccogliere cacca nella sua storia calcistica, quello che si sta facendo è oro colato rispetto, e lo ripeto, al dato incontrovertibile che questa (a detta di ds e presidente) è una squadra costruita solo per stare tranquilli. E i tifosi sono tranquilli. Poi le prospettive si vedranno al mercato di gennaio.

Il pubblico: questo è ormai un dato di fatto. Bisognerebbe seriamente interrogarsi sul perché una squadra che gioca bene e diverte, ha una sfida di cartello al terzo posto in classifica, continua a non attrarre persone allo stadio. Ieri 2.400 presenti, compresi gli abbonati (1.200) che forse non erano proprio tutti presenti, per cui siamo nell’ordine dei 1.500-1.700 paganti. Non ci sono scuse che tengono al momento (il tempo, che è sempre questo a Potenza, i prezzi che sono assolutamente in linea con la Serie C) se non che evidentemente qualcosa non piace e non si è creata quell’alchimia – tra società e città – tipica di Potenza quando le cose vanno bene. E’ un peccato, perché la proprietà sta dimostrando che può dare continuità a un progetto. Mancano evidentemente quelle iniziative utili a creare attaccamento e senso di comunità (penso per esempio alle scuole, ai più giovani), o fiducia nei confronti di chi, inizialmente, è entrato da “straniero” in città e ha creato immediatamente un distacco da tutto quello che – dritto o storto – era stato un periodo di rinascita importante per il calcio in città. Per fortuna ci sono sempre i soliti, il nucleo duro, quello che sostiene e spinge e che non mollerà mai, nemmeno dopo aver perso in casa uno scontro diretto per 1-0.

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