lunedì 12 Maggio 2025

La pillola del giorno dopo Latina-Potenza di Alfonso Pecoraro
L

E’ successo di nuovo, e non è la prima volta. E non può essere un caso. Quando c’è da tirare fuori artigli e personalità al Potenza manca sempre qualcosa. Quando c’è da affrontare la pressione di un risultato che conta, la squadra dimostra la sua fragilità. Un’innocente fragilità, sia ben chiaro. Figlia di quanto sia questa una squadra troppo giovane ed inesperta per poter gestire simili situazioni e vantaggi inaspettati. Fin quando c’è stato da giocare con spensieratezza, voglia di fare, baldanza giovanile, divertimento, Caturano e compagni erano lì. Quando il “giochino” è cambiato, c’è stata una posta in palio da conquistare, sono venuti fuori tutti i limiti che nessuno è stato capace di correggere, quando se ne aveva la possibilità. Ma tant’è e non si può far altro che allungare la lista dei rimpianti.

Poi è chiaro ci si mette anche un pizzico di mala sorte: ancora un tiro della domenica all’incrocio dei pali, ancora una terna arbitrale (questa volta diciamo i due assistenti) approssimativa. Che poi, chissà che peso hanno avute le parole al veleno del presidente quando definì scarsa la categoria: non è che ci si è passati la voce?

Parentesi chiusa. Ritorno al discorso base sul ko di Latina: ma possibile che la marcia non è cambiata quando si è saputo dei risultati favorevoli? Eppure al 6’ il Benevento era già sotto, ed era su quel risultato che bisognava costruirsi un eventuale quarto posto, assolutamente possibile. Ed invece è mancato di tutto: personalità, coraggio, qualità, lucidità. L’assenza di Felippe in tutto questo è stata determinante, senza prenderci in giro. C’è un Potenza con e un Potenza senza il suo regista. Peccato, davvero per tutto quello che poteva essere.

L’analisi futuristica è duplice: da un punto di vista, ci siamo divertiti. E’ stato bello ed entusiasmante sognare. Per me tornare da tante trasferte con la consapevolezza che quest’anno sarebbe stato ancora più passionale viverla a diretto contatto in ogni stadio è stato ancora meglio. Dall’altro, oggettivamente ma senza offendere nessuno, il Potenza ha qualcosa di meno di altre squadre e diventerà ancora più miracoloso restare in gioco quanto più tempo possibile. Sono un “risultatista” e credo che alla fine la classifica – e la posizione finale – rispecchi effettivamente quanto una squadra valga.

Dall’altro punto di vista, dico che indipendentemente da quale sarà il primo avversario, dal 4 maggio inizia un’altra storia fatta di altri fattori, in primis, anche la fortuna che finora non è mai stata pienamente dalla parte del Potenza. Chissà che sarà.

Vediamo e nel frattempo Buona Pasqua e serenità a tutti.

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E’ successo di nuovo, e non è la prima volta. E non può essere un caso. Quando c’è da tirare fuori artigli e personalità al Potenza manca sempre qualcosa. Quando c’è da affrontare la pressione di un risultato che conta, la squadra dimostra la sua fragilità. Un’innocente fragilità, sia ben chiaro. Figlia di quanto sia questa una squadra troppo giovane ed inesperta per poter gestire simili situazioni e vantaggi inaspettati. Fin quando c’è stato da giocare con spensieratezza, voglia di fare, baldanza giovanile, divertimento, Caturano e compagni erano lì. Quando il “giochino” è cambiato, c’è stata una posta in palio da conquistare, sono venuti fuori tutti i limiti che nessuno è stato capace di correggere, quando se ne aveva la possibilità. Ma tant’è e non si può far altro che allungare la lista dei rimpianti.

Poi è chiaro ci si mette anche un pizzico di mala sorte: ancora un tiro della domenica all’incrocio dei pali, ancora una terna arbitrale (questa volta diciamo i due assistenti) approssimativa. Che poi, chissà che peso hanno avute le parole al veleno del presidente quando definì scarsa la categoria: non è che ci si è passati la voce?

Parentesi chiusa. Ritorno al discorso base sul ko di Latina: ma possibile che la marcia non è cambiata quando si è saputo dei risultati favorevoli? Eppure al 6’ il Benevento era già sotto, ed era su quel risultato che bisognava costruirsi un eventuale quarto posto, assolutamente possibile. Ed invece è mancato di tutto: personalità, coraggio, qualità, lucidità. L’assenza di Felippe in tutto questo è stata determinante, senza prenderci in giro. C’è un Potenza con e un Potenza senza il suo regista. Peccato, davvero per tutto quello che poteva essere.

L’analisi futuristica è duplice: da un punto di vista, ci siamo divertiti. E’ stato bello ed entusiasmante sognare. Per me tornare da tante trasferte con la consapevolezza che quest’anno sarebbe stato ancora più passionale viverla a diretto contatto in ogni stadio è stato ancora meglio. Dall’altro, oggettivamente ma senza offendere nessuno, il Potenza ha qualcosa di meno di altre squadre e diventerà ancora più miracoloso restare in gioco quanto più tempo possibile. Sono un “risultatista” e credo che alla fine la classifica – e la posizione finale – rispecchi effettivamente quanto una squadra valga.

Dall’altro punto di vista, dico che indipendentemente da quale sarà il primo avversario, dal 4 maggio inizia un’altra storia fatta di altri fattori, in primis, anche la fortuna che finora non è mai stata pienamente dalla parte del Potenza. Chissà che sarà.

Vediamo e nel frattempo Buona Pasqua e serenità a tutti.

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E’ successo di nuovo, e non è la prima volta. E non può essere un caso. Quando c’è da tirare fuori artigli e personalità al Potenza manca sempre qualcosa. Quando c’è da affrontare la pressione di un risultato che conta, la squadra dimostra la sua fragilità. Un’innocente fragilità, sia ben chiaro. Figlia di quanto sia questa una squadra troppo giovane ed inesperta per poter gestire simili situazioni e vantaggi inaspettati. Fin quando c’è stato da giocare con spensieratezza, voglia di fare, baldanza giovanile, divertimento, Caturano e compagni erano lì. Quando il “giochino” è cambiato, c’è stata una posta in palio da conquistare, sono venuti fuori tutti i limiti che nessuno è stato capace di correggere, quando se ne aveva la possibilità. Ma tant’è e non si può far altro che allungare la lista dei rimpianti.

Poi è chiaro ci si mette anche un pizzico di mala sorte: ancora un tiro della domenica all’incrocio dei pali, ancora una terna arbitrale (questa volta diciamo i due assistenti) approssimativa. Che poi, chissà che peso hanno avute le parole al veleno del presidente quando definì scarsa la categoria: non è che ci si è passati la voce?

Parentesi chiusa. Ritorno al discorso base sul ko di Latina: ma possibile che la marcia non è cambiata quando si è saputo dei risultati favorevoli? Eppure al 6’ il Benevento era già sotto, ed era su quel risultato che bisognava costruirsi un eventuale quarto posto, assolutamente possibile. Ed invece è mancato di tutto: personalità, coraggio, qualità, lucidità. L’assenza di Felippe in tutto questo è stata determinante, senza prenderci in giro. C’è un Potenza con e un Potenza senza il suo regista. Peccato, davvero per tutto quello che poteva essere.

L’analisi futuristica è duplice: da un punto di vista, ci siamo divertiti. E’ stato bello ed entusiasmante sognare. Per me tornare da tante trasferte con la consapevolezza che quest’anno sarebbe stato ancora più passionale viverla a diretto contatto in ogni stadio è stato ancora meglio. Dall’altro, oggettivamente ma senza offendere nessuno, il Potenza ha qualcosa di meno di altre squadre e diventerà ancora più miracoloso restare in gioco quanto più tempo possibile. Sono un “risultatista” e credo che alla fine la classifica – e la posizione finale – rispecchi effettivamente quanto una squadra valga.

Dall’altro punto di vista, dico che indipendentemente da quale sarà il primo avversario, dal 4 maggio inizia un’altra storia fatta di altri fattori, in primis, anche la fortuna che finora non è mai stata pienamente dalla parte del Potenza. Chissà che sarà.

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