sabato 15 Novembre 2025

La pillola del giorno dopo Altamura-Potenza di Alfonso Pecoraro
L

Il confine tra l’essere normali e diventare speciali è sottilissimo. Ed è quello che viene tracciato tra 78 minuti di grande calcio e 13 minuti di ‘follia’, generati da una serie di fattori concomitanti che, messi insieme, appunto rendono la squadra di De Giorgio ‘normale’. Una squadra che – con ogni probabilità – farà meglio dell’anno scorso (settimo posto), ma che non è ancora pronta a pensare un po’ più in grande. Che, precisiamo, non vuol dire vincere il campionato, ma essere speciali, fare quel benedetto salto di qualità rincorso da ormai un anno e mezzo e che prontamente viene sbagliato quando se ne presenta l’ooportunità.

I fattori concomitanti sono tecnici e caratteriali: le scelte di De Giorgio sono state sbagliate, lo dice il risultato finale e non ci vuole alcun patentino da allenatore per capirlo. Il Potenza si stava difendendo benissimo a cinque, con il quinto che era un centrocampista (prima l’ottimo Castorani, poi il sufficiente Siatounis – in fase difensiva, chiariamo), che assicurava perfettamente le due fasi. Sembrava questa la soluzione giusta trovata e che con l’Atalanta ha funzionato e pure ad Altamura (i pugliesi non hanno mai tirato in porta). Non tanto l’uscita del primo, quanto quella del secondo per Bachini ha modificato l’assetto tattico, fino ad allora perfetto, e il Potenza è tornato a una difesa che non sa fare e a rivivere i soliti incubi: gol preso con cross verso il secondo palo, gol preso per un buco centrale. E addio sogni di gloria.

Il limite caratteriale è invece relativo a una squadra che fatica a trovare un trascinatore, un leader che sappia guidare i compagni in situazioni come quelle di ieri, che sappia individuare qualche giocatore ‘sporco’, che perda tempo, faccia sparire il pallone, che si butti un po’ a terra per spezzare il ritmo degli avversari. Non c’è, stop. E lo dimostra che un attimo prima di subire il 2-2 il Potenza ha attaccato in contropiede (poi De Marco ha sbagliato) per cercare ancora di fare gol, invece di temporeggiare. E sull’azione successiva si è fatta sorprendere e ha letteralmente gettato al vento altri due punti. Con la classifica che resta quella ‘solita’, un settimo posto e un carico di rimpianti.

Ripetiamo quanto detto prima: normali, ma non speciali. Anche in considerazione del fatto che finora i lucani hanno giocato solo con il Crotone – tra le squadre che li precedono in classifica – e avrebbero potuto sfruttare meglio il calendario che di qui a breve diventerà davvero molto difficile. Poi alla fine, succederà anche che il Potenza farà meglio dell’anno scorso, e tutto andrà bene lo stesso. Ma per quanto tempo ancora bisognerà continuare ad accontentarsi di questa normalità?

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Il confine tra l’essere normali e diventare speciali è sottilissimo. Ed è quello che viene tracciato tra 78 minuti di grande calcio e 13 minuti di ‘follia’, generati da una serie di fattori concomitanti che, messi insieme, appunto rendono la squadra di De Giorgio ‘normale’. Una squadra che – con ogni probabilità – farà meglio dell’anno scorso (settimo posto), ma che non è ancora pronta a pensare un po’ più in grande. Che, precisiamo, non vuol dire vincere il campionato, ma essere speciali, fare quel benedetto salto di qualità rincorso da ormai un anno e mezzo e che prontamente viene sbagliato quando se ne presenta l’ooportunità.

I fattori concomitanti sono tecnici e caratteriali: le scelte di De Giorgio sono state sbagliate, lo dice il risultato finale e non ci vuole alcun patentino da allenatore per capirlo. Il Potenza si stava difendendo benissimo a cinque, con il quinto che era un centrocampista (prima l’ottimo Castorani, poi il sufficiente Siatounis – in fase difensiva, chiariamo), che assicurava perfettamente le due fasi. Sembrava questa la soluzione giusta trovata e che con l’Atalanta ha funzionato e pure ad Altamura (i pugliesi non hanno mai tirato in porta). Non tanto l’uscita del primo, quanto quella del secondo per Bachini ha modificato l’assetto tattico, fino ad allora perfetto, e il Potenza è tornato a una difesa che non sa fare e a rivivere i soliti incubi: gol preso con cross verso il secondo palo, gol preso per un buco centrale. E addio sogni di gloria.

Il limite caratteriale è invece relativo a una squadra che fatica a trovare un trascinatore, un leader che sappia guidare i compagni in situazioni come quelle di ieri, che sappia individuare qualche giocatore ‘sporco’, che perda tempo, faccia sparire il pallone, che si butti un po’ a terra per spezzare il ritmo degli avversari. Non c’è, stop. E lo dimostra che un attimo prima di subire il 2-2 il Potenza ha attaccato in contropiede (poi De Marco ha sbagliato) per cercare ancora di fare gol, invece di temporeggiare. E sull’azione successiva si è fatta sorprendere e ha letteralmente gettato al vento altri due punti. Con la classifica che resta quella ‘solita’, un settimo posto e un carico di rimpianti.

Ripetiamo quanto detto prima: normali, ma non speciali. Anche in considerazione del fatto che finora i lucani hanno giocato solo con il Crotone – tra le squadre che li precedono in classifica – e avrebbero potuto sfruttare meglio il calendario che di qui a breve diventerà davvero molto difficile. Poi alla fine, succederà anche che il Potenza farà meglio dell’anno scorso, e tutto andrà bene lo stesso. Ma per quanto tempo ancora bisognerà continuare ad accontentarsi di questa normalità?

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I fattori concomitanti sono tecnici e caratteriali: le scelte di De Giorgio sono state sbagliate, lo dice il risultato finale e non ci vuole alcun patentino da allenatore per capirlo. Il Potenza si stava difendendo benissimo a cinque, con il quinto che era un centrocampista (prima l’ottimo Castorani, poi il sufficiente Siatounis – in fase difensiva, chiariamo), che assicurava perfettamente le due fasi. Sembrava questa la soluzione giusta trovata e che con l’Atalanta ha funzionato e pure ad Altamura (i pugliesi non hanno mai tirato in porta). Non tanto l’uscita del primo, quanto quella del secondo per Bachini ha modificato l’assetto tattico, fino ad allora perfetto, e il Potenza è tornato a una difesa che non sa fare e a rivivere i soliti incubi: gol preso con cross verso il secondo palo, gol preso per un buco centrale. E addio sogni di gloria.

Il limite caratteriale è invece relativo a una squadra che fatica a trovare un trascinatore, un leader che sappia guidare i compagni in situazioni come quelle di ieri, che sappia individuare qualche giocatore ‘sporco’, che perda tempo, faccia sparire il pallone, che si butti un po’ a terra per spezzare il ritmo degli avversari. Non c’è, stop. E lo dimostra che un attimo prima di subire il 2-2 il Potenza ha attaccato in contropiede (poi De Marco ha sbagliato) per cercare ancora di fare gol, invece di temporeggiare. E sull’azione successiva si è fatta sorprendere e ha letteralmente gettato al vento altri due punti. Con la classifica che resta quella ‘solita’, un settimo posto e un carico di rimpianti.

Ripetiamo quanto detto prima: normali, ma non speciali. Anche in considerazione del fatto che finora i lucani hanno giocato solo con il Crotone – tra le squadre che li precedono in classifica – e avrebbero potuto sfruttare meglio il calendario che di qui a breve diventerà davvero molto difficile. Poi alla fine, succederà anche che il Potenza farà meglio dell’anno scorso, e tutto andrà bene lo stesso. Ma per quanto tempo ancora bisognerà continuare ad accontentarsi di questa normalità?

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